Dal punto di vista urbanistico Monza si presenta ancora oggi come una città tipicamente novecentesca. Ossia una città il cui centro gravitazionale è rappresentato dal centro storico.
Da quando – a partire grosso modo dalla metà del secolo scorso – nelle città vi è stata la riscoperta dei centri storici, questi ultimi ne sono diventati la “cartolina” o il “biglietto da visita”. Luoghi privilegiati nella cura per aumentarne l’attrattività e di cui sfruttare, anche grazie all’aspetto architettonico, la naturale fotogenia. Tutto il resto del territorio cittadino, in particolare le porzioni più periferiche, sono invece rimaste sullo sfondo, all’ombra della forza attrattiva esercitata dal centro cittadino. Dunque, non destinatarie delle medesime cure e attenzioni. L’ampliamento degli agglomerati cittadini indotti dal progressivo processo di urbanizzazione ha portato pertanto al sorgere di meri quartieri dormitorio, privi o, comunque, spesso carenti dei servizi essenziali.
Oggi questo modello cittadino lascia sempre più il passo a un diverso modello evolutivo, definibile come “Città dei borghi”. In quest’ultimo modello ogni quartiere (o circoscrizione) diventa un centro gravitazionale, o “centro di vita”. In altri termini, ogni quartiere, mediante la dotazione dei necessari servizi di prossimità, acquisisce una propria autonomia con l’effetto di ridurre le distanze (e i tempi) per raggiungere, ad es., i luoghi di lavoro e di istruzione, i presidi sanitari, le piazze, le aree urbane a verde pubblico, le strutture sportive, i centri di aggregazione culturale e di formazione, i luoghi adibiti all’organizzazione di eventi e i negozi per lo shopping.
Ciò non esclude che ciascun quartiere possa poi essere dotato di una propria peculiare caratterizzazione in dipendenza della maggiore presenza di alcuni servizi/strutture, assumendo così la veste e la denominazione popolare di quartiere della cultura, quartiere delle attività produttive, quartiere degli studi, quartiere degli artisti, quartiere dell’innovazione, quartiere dello sport, per fare qualche esempio.
In tale modello ciascun quartiere diviene centro pulsante della città dotato di autonomia. Ma non, si badi, di indipendenza (pena la trasformazione dei quartieri in ghetti). In altri termini, ciascun quartiere conserva una relazione sinergica con gli altri quartieri e con tutto il tessuto urbano nel suo complesso. Relazione garantita, in primo luogo, da un efficiente sistema viario che, preferibilmente, privilegia i trasferimenti basati sulla mobilità dolce.
Riteniamo il modello definito “Città dei Borghi” un modello evoluto a cui qualsiasi politica urbanistica lungimirante dovrebbe tendere. Infatti, esso è in grado di fornire risposte appaganti alle istanze indotte dalle trasformazioni in atto che riguardano (e, si ritiene, riguarderanno sempre più) molteplici aspetti della vita quotidiana.
Due esempi. Si pensi in primo luogo alla progressiva diffusione del lavoro da remoto (c.d. smart working) – reso possibile dall’uso di strumenti tecnologici che offrono possibilità fino a qualche tempo fa non ipotizzabili – che inevitabilmente inciderà, modificandola, sulla segmentazione della giornata per come l’abbiamo vissuta fino ad oggi (fatta di orari prestabiliti per quanto concerne gli spostamenti, la presenza sul posto di lavoro, la pausa pranzo, ecc.). E verosimilmente farà sorgere anche la domanda i) di nuovi luoghi di lavoro, come le strutture di co-working (smart working non vuol dire infatti necessariamente lavorare tra le mura domestiche), ii) di servizi di vicinato (palestre, piscine, centri sportivi polifunzionali, centri ricreativi o culturali, tanto per indicare le prime cose che vengono in mente) o iii) di luoghi fruibili, come i parchi urbani dove poter trascorrere un pò di tempo a contatto con la natura.
Secondariamente, il modello della “Città dei Borghi”, inducendo spostamenti più brevi e tramite mezzi di mobilità dolce, favorisce indubbiamente la salubrità dell’ambiente contribuendo all’abbattimento dell’inquinamento cittadino. Tale modello è pertanto in grado di fornire anche una soluzione efficace alle esigenze sempre più diffuse di sviluppo eco-sostenibile.
Noi riteniamo che la politica urbanistica per Monza debba ispirarsi al suddetto modello di “Città dei borghi”. Riteniamo che ogni iniziativa di natura urbanistica non possa prescindere da un’adeguata analisi del contesto territoriale nel quale essa si inserisce. E’ infatti nostra convinzione che solo così sia possibile individuare le risposte che realmente servono a soddisfare le esigenze che il territorio stesso manifesta.
Nei prossimi interventi approfondiremo l’analisi del territorio cittadino con l’obiettivo di farne emergere gli eccessi e le carenze; in una parola gli squilibri. Come pure le opportunità e le innegabili potenzialità.
Per una Monza di rinascita, attraente, inclusiva e che guarda al futuro.