Di certo ricorderete la delibera del Consiglio Comunale di Monza con cui si esoneravano gli operatori dal recupero degli standard delle stesse aree dismesse.
Ecco, quella delibera è figlia di una legge regionale che il TAR rimanda alla Corte Costituzionale perché ha ravvisato numerosi elementi di incostituzionalità. Il TAR rileva che “La lesione della potestà pianificatoria comunale appare evidente e soprattutto il sacrificio delle prerogative comunali risulta non proporzionato, con violazione del principio di ragionevolezza di cui all’art. 3 della Costituzione”.
“Il legislatore regionale – continua il TAR – ha imposto una disciplina ingiustificatamente rigida e uniforme, operante a prescindere dalle decisioni comunali e in grado di produrre un impatto sulla pianificazione locale molto incisivo e potenzialmente idoneo a stravolgere l’assetto del territorio, o di parti importanti dello stesso, in maniera del tutto dissonante rispetto a quanto stabilito nello strumento urbanistico generale”.
“La norma appare altresì irragionevole – con violazione dell’art. 3 della Costituzione– nella parte in cui non si rapporta ai principi contenuti in altre norme della stessa legge regionale n. 12 del 2005 (in specie quelli riferiti alla riduzione del consumo di suolo) e della legge regionale n. 31 del 2014 (“Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e la riqualificazione del suolo degradato”), poiché la riduzione del consumo di suolo rappresenta un obiettivo prioritario e qualificante della pianificazione territoriale regionale, orientata ad un modello di sviluppo territoriale sostenibile”.
Dulcis in fundo, il TAR continua, “l’art. 40 bis appare in contrasto anche con i principi di uguaglianza e imparzialità dell’Amministrazione discendenti dagli artt. 3 e 97 della Costituzione, visto che riconosce delle premialità per la riqualificazione di immobili abbandonati e degradati in favore di soggetti che non hanno provveduto a mantenerli in buono stato e che hanno favorito l’insorgere di situazioni di degrado e pericolo, a differenza dei proprietari diligenti che hanno fatto fronte agli oneri e ai doveri conseguenti al loro diritto di proprietà, ma che proprio per questo non possono beneficiare di alcun vantaggio in caso di intervento sul proprio immobile.
La norma regionale, quindi, incentiva in maniera assolutamente discriminatoria e irragionevole di situazioni di abbandono e di degrado”. Per tutte queste ragioni il TAR dispone la trasmissione di tutti gli atti alla Corte Costituzionale, perché si esprima sulla legittimità del 40bis.
E ora cosa farà la Giunta Allevi? Rimanete collegati perchè la storia è lungi dall’essere finita anzi è solo all’inizio.